L’Accademia possiede un’azienda agricola sperimentale prossima all’Abbazia di Cascina VezzolanoVezzolano. Il podere, proprietà di Edoardo Serafino, avvocato di grido che si occupo’ di progresso agricolo come Segretario dell’antico Consorzio agrario di Torino, fu donato dalla sorella Camilla Serafino, socia dell’Accademia, nel 1926.
Accogliendo la donazione della Cascina di Vezzolano (Albugnano-AT), “composta di fabbricati civile e rustico di cui fa parte il celebre chiostro [dell’abbazia] nonche’ terreni a varia coltura”, l’Accademia si impegnava all’isituzione nel podere di una scuola per l’insegnamento teorico pratico d’agircoltura intitolata al nome di Giacomo Filippo Serafino.
Già all’epoca della donazione il chiostro era monumento nazionale e l’Accademia si impegnò a osservare tutte le prescrizioni emanate dall’autorità in materia finché, nel 1938, fu acquistato dal Ministero dell’Educazione Nazionale, Direzione Generale delle Antichità e delle Belle Arti.
ATTIVITÀ SPERIMENTALE PRESSO
L’AZIENDA DI VEZZOLANO
L’attività sperimentale svolta presso l’azienda di Vezzolano, in collaborazione con l’Istituto di Scienze e Tecnologie per l’Energia e la Mobilità Sostenibile STEMS del CNR – che gestisce l’Azienda di Vezzolano, unitamente alla Comunità Collinare “Alto Astigiano”, per conto dell’Accademia di Agricoltura di Torino – ha riguardato in modo particolare la viticoltura collinare.
Sono continuati gli studi sulle caratteristiche climatiche e analizzati gli effetti delle condizioni termopluviometriche sulle fasi fenologiche e sui risultati produttivi. Utilizzando un apposito modello climatico e i dati registrati con la stazione meteorologica automatica (di proprietà dell’Accademia di Agricoltura di Torino e gestita con la collaborazione della Regione Piemonte) dal 1985 al 2009, sono state previste le date fenologiche e alcuni risultati produttivi.
Nelle annate dal 2007 al 2009 si sono registrati sensibili anticipi della data di germogliamento, favorite da carenze idriche dell’estate precedente. Questo anticipo si è mantenuto in parte nelle fasi successive, tranne nel 2008, in cui la stagione piovosa successiva ha causato un ritardo delle altre fasi fenologiche e diminuito la produzione d’uva, con qualità inferiore alla media. Le previsioni sono state abbastanza affidabili già a fine giugno. L’analisi dell’evoluzione del clima dal 1985 ha evidenziato un innalzamento delle temperature a partire dal 2000, con maggiori carenze idriche, tranne l’eccezione del 2002 e del 2006.
È stata completata la sperimentazione dell’impianto aziendale di subirrigazione con acque reflue presente in azienda e quella sulle modalità di impianto del bosco specializzato su diverse sistemazioni del terreno, impiantato nel 2000 con ciliegio, frassino e noce, consociati con specie cespugliose azotofissatrici, per ottimizzare la copertura del terreno nei primi anni.
La subirrigazione su filari di piante arbustive, ha determinato un maggior sviluppo delle specie oggetto di sperimentazione, specialmente del salice. Il controllo delle modalità di impianto del bosco ha messo in evidenza che le crescite maggiori si sono avute nel frassino e quelle minori nel noce, su sistemazioni di traverso. Tra le specie accompagnatrici la ginestra ha avuto un buon sviluppo, come pure l’ontano napoletano, mentre l’ontano nero ha sofferto il clima estivo.
È stata avviata una sperimentazione sull’impiego in viticoltura di un compost derivato da letame bovino (Vermicompost), con finanziamento della ditta Marcopolo Environmental Group.
Il trattamento degli interfilari con compost non ha determinato effetti significativi sulla produzione d’uva, ma ha aumentato la vigoria delle viti.